TEOREMA DEL CAMPIONAMENTO: APPLICAZIONI LETTERARIE di Fabrizio Bregoli

immagine di Alessandra Gasparini

Ormai la parola chiave, il mantra risolutore di ogni problema è uno soltanto: digitalizzazione. Ma cosa significa esattamente? In cosa consiste?
Tutte le manifestazioni macroscopiche della natura, tutte le forme in cui essa si esprime (usando il gergo tecnico potremmo parlare di segnali) hanno una consistenza di tipo analogico (ricordate gli antichi: natura non facit saltus? dimentichiamo per ora la fisica quantistica, s’il vous plaît): sono espressioni di fenomeni che evolvono nello spazio e nel tempo, in modo continuo, assumendo un insieme di valori continui, per lo più, non determinabili aprioristicamente (salvo alcune eccezioni). Convertire un segnale analogico in un segnale digitale consiste nel crearne una rappresentazione semplificata o discreta; consiste nel prelevare dei campioni del segnale analogico a intervalli di tempo regolari (o frequenze definite – essendo la frequenza il reciproco del periodo; unità di misura l’Herz), in modo tale che questi campioni siano sufficientemente significativi da riprodurre con fedeltà il segnale in esame e permetterne la ricostruzione, cioè la riconversione in analogico, con la approssimazione migliore possibile. La procedura con cui il segnale analogico viene convertito in segnale digitale prende il nome di campionamento.
Ma quale principio va seguito perché il campionamento di un segnale analogico consenta di avere un segnale digitale che bene rispecchi il segnale analogico di partenza? Ci assiste in tal senso il teorema di Shannon-Nyquist secondo il quale la frequenza di campionamento di un segnale deve essere, per il fine indicato, maggiore del doppio della frequenza massima del segnale. Apparentemente tutto semplice, si direbbe.
Ma qual è questa frequenza massima? Stavolta ci assiste la trasformata di Fourier: un’operazione matematica che permette di esprimere qualunque segnale nell’insieme di tutte le frequenze di cui si compone. Il risultato che si ottiene per quasi tutti i segnali analogici reali, però, è che il segnale ha componenti in frequenza praticamente a tutte le frequenze possibili e quindi non si può parlare in senso stretto di una frequenza massima: tuttavia, se si considerano trascurabili tutti i contributi al di sotto di una certa soglia, ritenendoli di fatto pari a zero, è possibile identificare una frequenza massima teorica di riferimento a cui applicare il teorema di Shannon-Nyquist. In questa semplificazione sarà facile dedurre la frequenza di campionamento da impiegare.
Per fare un esempio pratico, un audio percepibile dall’orecchio umano ha una frequenza tipica da 0 a 20 KHz; per questo motivo per il CD, in cui il segnale audio viene convertito da analogico in digitale, è previsto un campionamento di 44,1 KHz (maggiore dei 40 KHz teorici richiesti dal teorema di Shannon-Nyquist). Il segnale digitale salvato sul CD può allora essere riconvertito in analogico dalle casse del nostro stereo con una buona resa acustica perché la frequenza usata per il suo campionamento è stata adeguata; altrimenti perderemmo gran parte della sua qualità, del fascino di Beethoven o degli Smashing Pumpkins. (A ciascuno il suo.)
Nel caso in cui il lettore abbia resistito fino a questo punto e la sua emicrania sia ancora sostenibile, perché mai si parla allora di applicazioni letterarie? Che c’entrano Shannon e Nyquist con Shakespeare o con Céline? È un luogo comune che la letteratura sia una rappresentazione della realtà, della vita se preferite. Prendiamolo pure per buono e facciamo un passo oltre. La realtà con cui ci confrontiamo con l’esperienza quotidiana è – abbiamo detto – analogica; per cui la letteratura che la rappresenta, essendo impossibilitata in via pratica a esserne una fedele replica, ne è in qualche modo una conversione da analogico in digitale o, se preferite, un campionamento. Diverso sarà il risultato della rappresentazione in funzione del campionamento effettuato.
Nel caso in cui venga fatto un campionamento fitto (a frequenza elevata dunque) otterremo numerosi dettagli della realtà, una sua rappresentazione il più possibile ampia e fedele, in accordo all’idea classica di arte come mimesi della natura: una tale forma di campionamento ci fa pensare immediatamente a un trattato storico, un romanzo tradizionale, magari con un narratore onnisciente, o un poema epico-cavalleresco o un romanzo moderno in cui può avvenire una selezione dei fatti narrati, ma dove questi seguono una razionalità e un ordine molto definiti. Nel caso di un campionamento meno fitto, ma pur sempre fedele ai nostri rassicuranti Shannon e Nyquist, potremmo avere altre forme di narrazioni meno strutturate ma pur sempre sufficienti alla ricostruzione di un quadro d’insieme, di un intreccio accettabile: potremmo pensare a un romanzo epistolare o in forma di diario, a un poema didascalico, a un romanzo viaggio o una raccolta di racconti. Andando a diradare sempre più i campioni, il disegno che si ottiene diventa inevitabilmente più frammentario: si pensi alla poesia dell’io, alla poesia orfica dove i campioni prelevati sono intermittenti, spesso ambigui o contraddittori. In questo caso la ricostruzione del segnale (ricostruire dall’opera l’esperienza, dalla poesia la vita) diventa impresa ardua, se non del tutto impraticabile. Occorre che il lettore integri alcuni passaggi, ricostruisca o ipotizzi campioni assenti: in termini matematici serve un’interpolazione. Se poi ci aggiungiamo un campionamento fatto non rispettando l’ordine temporale consueto, cioè se pensiamo a campioni prelevati in ordine sparso, il quadro diventa ancora più confuso: non abbiamo più nemmeno la garanzia di una ricostruibilità dell’analogico di partenza. Siamo entrati negli scenari meno rassicuranti: il romanzo e la poesia sperimentali, le parole in libertà dei futuristi, la poesia dadaista, il surrealismo, lo stream of consciousness.
Qual è il campionamento applicato da Joyce, ad esempio, nel monologo finale di Molly nel suo “Ulisse” (1922)?

[…] Temples gardens when I was knitting that woollen thing a stranger to Dublin what place was it and so on about the monuments and he tired me out with statues encouraging him making him worse than he is who is in your mind now tell me who are you thinking of who is it […]

La frequenza di campionamento forse è fitta, ma i salti temporali e spaziali sono continui, sghembi; il campionamento disordinato inficia la decifrabilità dell’insieme. Certo ci rassicurano di più “I Promessi Sposi” con il loro campionamento più regolare, con frequenze variabili più o meno fitte, salvo qualche campione spurio che si infiltra qua e là come nel caso delle divagazioni storiche, delle parentesi narrative, dei flashback. Ancora più confortante un bel romanzo del naturalismo francese, di Balzac, ad esempio. Se pensiamo allo Zanzotto di “Galateo in bosco” (Mondadori, 1978), al “Sonetto di sterpi e limiti”:

Sguiscio gentil che fra mezzo erbe serpi,
difficil guizzo che enigma orienta
che nulla enigma orienta, e pur spaventa
il cor che in serpi vede, mutar sterpi;

nausea, che da una debil quiete scerpi
me nel vacuo onde ogni erba qui s’imprenta,
però che in vie e vie di serpi annienta
luci ed arbusti, in sfrigolio di serpi; […]

il campionamento pare a prima vista incongruo, la direzione intrapresa imprecisa, aperta ogni chiave di lettura; forse il titolo dà qualche indizio (ma sarà autentico?). Il segnale digitalizzato è difficilmente espressione univoca di un segnale analogico all’origine; tutta la realtà viene accolta, ricombinata, interpolata per creare un segnale nuovo che non è più né analogico, né digitale: è zanzottiano e del lettore zanzottiano, semplicemente. Crolla la presunzione della ricostruibilità.
Siamo ancora certi che la digitalizzazione, da sola, sia la risposta? O non è sempre l’uomo il fine, la ragione ultima, causa della sua stessa indecifrabilità?

Fabrizio Bregoli

 

Bibliografia di riferimento

S. Benedetto, E. Biglieri, V. Castellani, Digital Transmission Theory, Prentice-Hall International Edition, 1987
G. Bouwhuis, J. Braat, A. Huiser, J. Pasman, G. van Rosmalen, K. Shouhamer Immink. Principles of Optical Disk Systems, Adam Hilger Ltd., Briston and Boston, 1985
S. Bellini, Elementi di teoria dei segnali, CittàStudi, 1983
Wikipedia (Campionamento): https://it.wikipedia.org/wiki/Campionamento_(teoria_dei_segnali)
Wikipedia (CD Audio): https://it.wikipedia.org/wiki/CD_Audio
Wikisource (James Joyce, Ulysses): https://en.wikisource.org/wiki/Ulysses_(1922)/Chapter_18
Andrea Zanzotto, Galateo in bosco, Mondadori, 1978

 

 

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