TECNICHE DI EQUALIZZAZIONE PER “L’INFINITO” DI LEOPARDI, di Fabrizio Bregoli

fotografia di Alessandra Gasparini

Nel precedente articolo “Teorema del campionamento: applicazioni letterarie” abbiamo evidenziato come, rispettando precise regole dettate dal teorema di Shannon-Nyquist, sia possibile convertire un segnale, per sua natura analogico, in un segnale digitale in modo tale che ne sia successivamente possibile la ricostruzione senza perdita significativa di informazione.

Il segnale digitale così ottenuto viene comunemente inviato da una sorgente (trasmissione) a una destinazione (ricezione) attraverso un canale di comunicazione (ad esempio l’etere per un’onda elettromagnetica, oppure una fibra ottica, un supporto di memorizzazione, etc..). In generale il segnale, durante il suo trasporto sul canale di comunicazione, può subire un insieme di alterazioni che ne rendono più complessa, se non problematica, la ricostruzione. Le motivazioni possono essere molteplici: imperfezioni nei meccanismi di ricezione e di trasmissione, variazioni di stato del canale (pensiamo alle condizioni meteorologiche, ad esempio), interferenze causate da altri segnali trasmessi sullo stesso canale, presenza di ostacoli lungo il cammino di trasmissione e, sempre presente, il rumore, cioè quell’insieme di variazioni statistiche di fondo che generano disturbi intermittenti di varia entità, che spesso dipendono dalle frequenze in gioco.

Il segnale ricevuto necessita allora di un insieme di “operazioni di pulizia” per restituirlo alla forma originaria prevista alla sorgente: l’insieme di tecniche e procedimenti che permette la ricostruzione del segnale, al netto delle condizioni che si verificano sul canale di comunicazione, prende il nome di equalizzazione. A seconda della tipologia di segnale, di canale, di algoritmi impiegati si hanno diverse tecniche di equalizzazione, con procedimenti specifici.

Ritornando all’esempio del CD audio, usato nell’articolo precedente, il canale di comunicazione è in questo caso rappresentato dal supporto ottico che viene letto tramite un laser. Gli elementi che potrebbero alterare la ricostruzione del segnale originario registrato sul CD sono anche in questo caso molteplici: sporcizia, graffi, impronte digitali o polvere sul CD, imperfezioni del laser di lettura, difetti nella masterizzazione del CD, obsolescenza o difetti di fabbricazione del supporto, deformazione meccanica, difetti meccanici del lettore. L’equalizzatore a bordo del lettore CD compensa tutte queste problematiche e garantisce una ricostruzione fedele del brano registrato.

Quest’opera di “pulizia” e “messa a fuoco”, che nelle telecomunicazioni avviene grazie all’equalizzazione, presenta evidenti punti di contatto con quel lavoro di rielaborazione e messa a punto, da parte dell’autore, dell’idea originaria dell’opera: ossia quell’insieme di procedimenti che comunemente passa sotto il nome (forse improprio a ben vedere) di labor limae o, per gli anglofoni cronici, di editing. Tranne casi rarissimi l’opera letteraria nella sua prima stesura non coincide con la versione definitiva che è frutto, spesso, anche di pesanti revisioni da parte del suo autore. Anche in questo caso è come se l’autore sentisse la necessità di essere fedele a quella che è stata l’ispirazione e la concezione originaria dell’opera, cercando di epurarla da tutta una serie di disturbi, interferenze, condizionamenti, rumore di fondo che ne comprometterebbero l’essenza, il suo disegno più autentico. Il testo letterario diventa anch’esso oggetto di tecniche di equalizzazione, che ciascun autore conduce con metodi e sensibilità proprie.

Prendiamo a esempio “L’infinito” di Leopardi, analizzando le varianti di cui disponiamo sui manoscritti ritrovati. Nel testo, tra parentesi tonde, riportiamo le parti che hanno subito varianti, con la versione definitiva riportata in grassetto.

 

Sempre caro mi fu quest’ermo colle

e questa siepe, che da tanta parte

(del celeste confine / dell’ultimo orizzonte) il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando (un infinito / interminato / interminati)

(spazio / spazi) di là da quella e sovrumani

silenzi, e profondissima quiete

io nel pensier mi fingo: ove per poco

il cor non si spaura. E come il vento

odo stormir (fra / tra) queste piante, io quello

infinito silenzio a questa voce

vo comparando (: e / . E) mi sovvien l’eterno,

e le morte stagioni, e la presente

e viva, (e ‘l / e il) suon di lei. Così (fra / tra) questa

(infinità / immensitade / immensità) (il mio pensier s’annega / s’annega il pensier mio)

(e ‘l / e il) naufragar m’è dolce in questo mare

 

È interessante notare quali siano state le “tecniche di equalizzazione” che Leopardi ha scelto di impiegare. Alcune sono squisitamente tecniche, come la sostituzione di “e ‘l” con “e il”, equivalente ai fini metrici grazie alla sinalefe, ma più vicino all’uso corrente della lingua. Altre sono di natura eufonica o musicale, come la sostituzione di “fra” con “tra”. Molto tecnica anche la scelta di sostituire i due punti con il punto prima di “e”: si definisce una pausa ritmica più netta, come se fosse necessario riprendere fiato in modo più compiuto, riossigenarsi prima della chiusa.

Profonde le varianti semantiche e di contenuto: “celeste confine”, così letterario e forse un po’ artefatto, viene modificato in “ultimo orizzonte”, più indefinito, così come la scelta del plurale anziché del singolare ai vv. 4 e 5 aiuta a amplificare quell’idea di indeterminatezza, di vaghezza tutta romantica, di infinito appunto, che dà il titolo alla poesia. La variazione più significativa riguarda il penultimo verso dove “immensità” è preferito a “immensitade”, più letterario e demodé, oltre che problematico a livello metrico, e a “infinità” che suonerebbe come una ripetizione, già evitata al v.4; l’iperbato “s’annega il pensier mio” dà un ritmo più convincente al verso nel suo insieme.

Segnaliamo che altre interessanti osservazioni sul tema delle varianti a “L’infinito” si trovano sul blog di Chiara Dini, indicato in bibliografia.

La sensazione generale (difficile dire quanto il giudizio sia influenzato dalla abitudine che si ha a conoscere la poesia nella sua versione definitiva) è che la versione finale de “L’Infinito” sia davvero riuscita nella “messa a fuoco” di cui si parlava. L’equalizzazione ha avuto successo: l’idea di infinito che ne deriviamo è quella del capolavoro che tutti conosciamo.

 

Fabrizio Bregoli

 

Bibliografia di riferimento:

 

Benedetto, E. Biglieri, V. Castellani, Digital Transmission Theory, Prentice-Hall International Edition, 1987

Bouwhuis, J. Braat, A. Huiser, J. Pasman, G. van Rosmalen, K. Shouhamer Immink. Principles of Optical Disk Systems, Adam Hilger Ltd., Briston and Boston, 1985

L’Infinito di Leopardi, il testo nella versione definitiva: https://it.wikisource.org/wiki/Canti_(1831)/L%27infinito

Le varianti de “L’infinito”, dal blog di Chiara Dini (9 Ottobre 2012): http://wwwdindondini.blogspot.com/2012/10/le-varianti-de-linfinito.html

Rainews: Poesia, di Luigia Sorrentino (14 Maggio 2014): http://poesia.blog.rainews.it/2014/05/ritrovato-manoscritto-de-linfinito/

 

Immagine: Manoscritto de “L’infinito” di Giacomo Leopardi, “Secondo manoscritto autografo” (Visso, Archivio comunale), immagine di pubblico dominio tratta da https://en.wikipedia.org/wiki/L%27infinito#/media/File:Infinito.jpg

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